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I PAPA' FANNO I "PAPA'"


La maggiore sensibilità e attenzione all’età evolutiva ha portato allo sviluppo delle ricerche sulla genitorialità. Oggi i programmi di sostegno alla genitorialità consapevole e responsabile sono molto diffusi, se ne parla a scuola, nei servizi sociali e vi si ricorre in molte situazioni in cui è presente una difficoltà o una vulnerabilità personale o di coppia, che possa interferire sulla crescita e l’equilibrio psicologico del bambino o della bambina.


Che cosa significa genitorialità? Chi riguarda?


In breve possiamo definire la genitorialità prendendo spunto sia dalle prime applicazioni della tradizione psicopedagogica, come l’arte di essere genitori e cioè di essere capaci di prendersi cura dei propri figli rispondendo in modo adeguato ai diversi bisogni evolutivi (T. Gordon, Genitori Efficaci, 1994), oppure secondo la concezione più spiccatamente psicologica che vede la genitorialità come una parte fondante della personalità, che comporta il “prendersi cura di”. Tale esperienza comporta il trasferimento del legame di attaccamento (J. Bowlby, Costruzione e rottura dei legami affettivi) dai propri genitori ai propri figli. Se è vero che la genitorialità si concretizza divenendo genitori è vero anche questa coinvolge un nostro mondo interno che è presente a prescindere dall’essere genitori o meno (E. Berne, Analisi transazionale e psicoterapia, 1971).


Il concetto di genitorialità, infatti, è un concetto complesso che richiama i nostri vissuti infantili, i significati che abbiamo appreso, le nostre aspettative e rappresentazioni e come tale può essere esteso a tutti coloro che si prendono cura di un bimbo/a, divenendo cosi una figura significativa di riferimento. Non è un caso, quindi, che quando si parla di genitorialità si parli di genitori o care-giver e non solo di madri come poteva dirsi qualche decennio fa.


Questa breve introduzione al tema della genitorialità è fondamentale per poter riflettere e comprendere alcuni cambiamenti a cui assistiamo nelle dinamiche familiari. Sono lontani i tempi della famiglia patriarcale in cui la cura e l’accudimento dei figli spettava alla madre o in genere alle donne della famiglia, mentre l’uomo si occupava del sostentamento economico della famiglia e della vita all’esterno. Si è assistito con gli anni ad una figura paterna che ha cercato di essere sempre più presente nella vita e nella crescita dei figli, pur se questo nuovo ruolo emerge più tardi, quando il bimbo/a superati i primi anni di vita, è più capace di interagire e meno bisognoso di cure e può essere coinvolto dai padri in diverse attività (giochi, sport, ecc.). Ad oggi, dove nella maggior parte delle famiglie le madri lavorano o i casi in cui il padre è l’unico adulto presente e/o idoneo, non è più raro vedere un padre che si prende cura dei figli anche nei primissimi anni di vita, o che comunque chiede di essere coinvolto in eventi, prima appannaggio solo del mondo femminile, come il parto o l’allattamento.


A poco a poco si è cosi diffuso un neologismo: “Mammo”, per indicare appunto quel padre che svolge le funzioni tradizionalmente attribuite alla Mamma. Tale termine, sottolineo, non è corretto ed è riduttivo, perché sminuisce il ruolo del padre, che viene considerato un sostituto o un emulatore della madre; inoltre contribuisce a veicolare stereotipi di genere per cui certe funzioni (fare il bagnetto, cambiare il pannolino ecc) appartengono solo al mondo femminile. Invece NO, un padre che cambia il pannolino o che va al colloquio con gli insegnanti non è un “mammo” ma è un Papà che fa il Papà!

La funzione genitoriale, infatti, chiama in causa tutti e due i genitori (o tutti i care-giver), perché ognuno ha dei compiti, delle funzioni e delle specifiche responsabilità nei confronti dei figli. Anzi una genitorialità consapevole prevede proprio la collaborazione reciproca, il riconoscimento dei ruoli e delle funzioni.


Oggi finalmente i padri hanno riscoperto la loro identità di Papà e la funzione importante che svolgono nella crescita dei figli, funzione che spesso è stata messa in ombra proprio dalle madri nella convinzione che certe cose possano essere fatte solo da una donna. Concezione questa figlia di una cultura e di una tradizione, che almeno nell’ambito della genitorialità si sta mettendo in discussione, come del resto dimostra anche la recente normativa sul congedo parentale che riconosce gli stessi diritti a padri e madri.


Esiste il padre con un’identità specifica che non va dimenticata. E’ compito di ogni genitore, nel tumulto delle emozioni che attiva la genitorialità, riconoscere e dare un senso a queste per avere la giusta consapevolezza dell’esperienza che si sta vivendo.


Dr.ssa Marzia Dileo


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